Vaccino obbligatorio anti covid-19 non solo per i sanitari, specie quelli operanti nelle RSA, ma anche per il resto della popolazione nel caso non si raggiunga una quota sufficiente di vaccinati tale da garantire l’immunità di gregge.
Due voci autorevoli si levano oggi a sostegno della sempre più forte richiesta di rendere il vaccino obbligatorio per garantire l’eradicamento del coronavirus. A lanciare l’allarme è il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, in un’intervista al quotidiano “La Stampa”. “Non illudiamoci – avverte – di uscirne in poche settimane. Per sconfiggere il Covid ci sarà bisogno di un’adesione massiccia al vaccino“.
Rispetto alle perplessità del personale sanitario, aggiunge, «metterei in dubbio la qualità del nostro sistema formativo. Avere dei no vax tra i medici (leggi qui) equivale a un fallimento. Al momento – prosegue – non è prevista alcuna obbligatorietà. Se nei prossimi mesi la campagna non dovesse raggiungere i 2/3 della popolazione, allora si dovrebbero prendere delle contromisure. Tra queste, c’è l’obbligatorietà. Ma non è un problema attuale. Sono fiducioso».
Siamo al sicuro dalla terza ondata? «Temo di no. Il vaccino, che ha un’efficacia accertata a un mese dalla prima dose, nulla potrà sulla probabilissima recrudescenza che vedremo nei prossimi giorni». Riaperture? «Se in una regione la curva è sotto controllo da settimane, non vedo perché non si debba iniziare a parlare di una graduale riapertura. Compreso l’allungamento progressivo degli orari di bar e ristoranti e l’apertura dei centri commerciali la domenica».
Fa da coro alle preoccupazioni del sottosegretario Sileri, anche Agostino Miozzo, coordinatore del comitato tecnico scientifico sul coronavirus: «Medici, infermieri, personale sanitario: il vaccino anticovid deve essere obbligatorio. Lo stesso deve valere per chi lavora nelle Residenze sanitarie, dobbiamo difendere gli anziani» commenta in un’intervista pubblicata su “Il Messaggero”.
«Un operatore sanitario deve vaccinarsi– insiste Miozzo – E secondo me l’obbligo deve valere anche per chi lavora in una rsa, non solo per chi assiste gli ospiti ma anche per chi entra a fare le pulizie». «Ma io andrei anche oltre. Penso a tutte le strutture pubbliche, alle scuole, a chi lavora a contatto con molte persone», prosegue. «Bisogna andare per gradi – spiega – La via maestra è quella del convincimento. Dobbiamo fare il possibile per spiegare agli italiani quanto sia importante e sicuro vaccinarsi. Serve un’informazione adeguata. Se la percentuale resta troppo bassa, allora si prendano misure più serie. Ma in un ospedale, per capirci, non ci devono essere tentennamenti: se vuoi lavorare, devi vaccinarti, dobbiamo proteggere i pazienti. Poco fa ho incontrato un alto ufficiale dei carabinieri e lui, giustamente, mi ha ricordato che per entrare nell’Arma era obbligatorio avere fatto alcuni vaccini. Perché per il coronavirus oggi dovrebbe essere differente quando parliamo di medici e infermieri?».
La decisione dell’obbligatorietà, secondo Miozzo, deve rispondere a una precisa strategia di gradualità e comunicazione. «Rendere obbligatorio il vaccino per tutti, da subito, può essere controproducente, rischi di alimentare l’irrazionalità no vax. Devo dire che questi strumenti di sensibilizzazione e informazione ancora non li vedo, ci sono ancora troppe esitazioni. Prevale nella narrazione collettiva il dubbio. Va anche detto che nel prossimo futuro sarà obbligatorio essere vaccinati per viaggiare, si va verso il passaporto sanitario. In fondo già oggi in alcuni Paesi non entri se non hai determinate vaccinazioni, dove sarebbe lo scandalo nel chiedere anche la prova di essere immunizzati al coronavirus?».
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