Il grido di allarme dei ristoratori: «Si vedono ristoranti con un metro d’acqua. Una situazione allucinante, viene da piangere.»
Fiumicino: la forte mareggiata che ieri, 28 dicembre, ha colpito il Litorale, ha provocato gravi danni ai ristoranti del Lungomare. Gli esercenti chiedono a Regione e Comune di decretare lo stato di calamità naturale.
A Fiumicino sono disperati i gestori di ristoranti e stabilimenti del Lungomare della Salute. Con le mareggiate delle ultime ore molte strutture sono finite letteralmente sott’acqua. Secondo i titolari delle attività si contano centinaia di migliaia di danni. Gli esercenti lanciano un appello alla Regione Lazio e al Comune affinché venga decretato lo stato di calamità naturale.
«Sono centinaia di migliaia i danni causati dalla mareggiata di ieri alle strutture del Lungomare della Salute a Fiumicino, storico fiore all’occhiello della ristorazione del Comune Tirrenico –spiega Massimiliano Mazzuca, presidente dell’associazione Lungomare della Salute di Fiumicino – la situazione è sempre più preoccupante. Le scogliere hanno ceduto ormai da anni, ogni mareggiata diventa un incubo per le strutture che vengono invase dall’acqua con ingentissimi danni. Ci sono ristoranti con un metro d’acqua, sono andati in cortocircuito frigoriferi e sistemi elettrici.»
«È una situazione allucinante, viene da piangere. Siamo in piena emergenza Covid, provati dalle misure restrittive che hanno inciso fortemente su un comparto che rappresentava uno dei cardini dell’economia comunale. Questa mareggiata è un colpo importante sotto tutti i punti di vista, non ultimo quello morale. Chiediamo all’amministrazione comunale e regionale un immediato tavolo di confronto con gli operatori di tutto il settore del nostro Comune e di decretare lo stato di calamità naturale con il quale poi poter stanziare immediatamente i fondi per la messa in sicurezza del lungomare e i risarcimenti per le strutture colpite da questa mareggiata.»
«I ristori messi in campo non sono sufficienti nemmeno a pagare due bollette della luce – concludeMazzuca – se davvero si vuole salvare un comparto che paga fior di tasse e dà lavoro a migliaia di persone qui a Fiumicino tra diretto e indotto allora bisogna davvero mettersi seduti dietro un tavolo e capire come e se ripartire.»
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