Lettera aperta alla Sindaca Virginia Raggi dopo l'assoluzione e la sua reprimenda contro parte del M5S
Nel giorno dell’assoluzione della sindaca di Roma,Virginia Raggi, e della sua ferma presa di posizione su chi anche dentro il M5S nutriva speranze di condanna, c’è chi prende in prestito una frase celebre: “Oggi è un buon giorno per morire”.
Fu, quello, l’urlo di battaglia dei pellerossa guidati da Toro Seduto e Cavallo Pazzo nella battaglia del 25 giugno 1876 di Little Bighorn. I capi degli indigeni americani sopravvissero al nemico, il generale Custer, ma non poterono evitare lo sterminio sistematico della loro gente.
Ecco, allora, che il grido di battaglia dei pellerossa è venuto efficacemente alla mente di un nostro lettore, Maurizio Contigiani, per sintetizzare il senso della battaglia vinta da Virginia Raggi al tribunale. Contigiani ha scritto una lettera aperta alla Sindaca e noi volentieri la pubblichiamo. Essere stata assolta, per il nostro lettore, è una grande soddisfazione, è un segno di rivincita morale ma non si tradurrà probabilmente in una vittoria contro chi non la vuole riconfermata alla guida della Capitale. Anche nel suo stesso partito.
LA LETTERA APERTA
Paola Taverna ti aveva avvertito: “Sarai il primo obiettivo dell’establishment per far fuori il Movimento Cinque Stelle”. Bersaglio facile il sindaco della città più cafona, corrotta, clientelare, sporca, fannullona, arrogante, ignorante, maleducata e disonesta, dal più piccolo dipendente della sua mostruosa macchina amministrativa sino al più grande dei palazzinari.
Oggi hai vinto, piccola grande donna, dotata di un coraggio sconosciuto ai più. Lo hai dimostrato prima, dicendo no alle Olimpiadi, alla privatizzazione di Atac, ai bastoni fra le ruote della Regione Lazio, agli incendi dolosi, alle gare che andavano deserte, ai grattacieli dello stadio della Roma, al marcio dei collaboratori che hai ereditato. Lo hai dimostrato oggi, respingendo l’ultimo attacco isterico di un sistema che è ricorso addirittura in appello, sprecando tempo e soldi dei contribuenti pur di vederti condannata per una causa ridicola.
Qualcuno dice che non sei capace a fare il sindaco. Forse quel qualcuno ha nostalgia per i tuoi predecessori ma se cosi fosse mi auguro si riferisca ad Argan e Petroselli e non a coloro che andavano a cena con quegli zingari che oggi costringono te e tuo figlio a vivere sotto scorta solo perchè ci hai messo la faccia, demolendo quelle ville, simbolo di un’arroganza che nessuno si era mai sognato di mettere in dubbio.
Forse non verrai eletta di nuovo, forse chi ti succederà troverà una strada più pulita, non solo senza buche – perchè a Roma, le buche, non ci sono più – ma soprattutto senza che quell’indecente debito prodotto dai competenti professionisti dell’amministrazione pubblica che ti hanno preceduto, sia cresciuto di un solo cent.
Maurizio Contigiani