Sono sedici i bus Atac andati in fiamme – in alcuni casi letteralmente esplosi – durante il servizio nelle strade della Capitale, soltanto nel 2020. Nel 2019 a finire divorati dal fuoco erano stati 23 mezzi, nel 2018 addirittura 44. Con gravi rischi per i passeggeri, fortunamente finora sempre illesi.
Ora la Procura di Roma ha deciso di indagare a fondo per scovare le responsabilità. Undici funzionari Atac sono finiti nel registro degli indagati: l’ipotesi di reato è quella di “attentato alla sicurezza”, in conseguenza di una manutenzione non adeguata degli autobus.
Secondo gli inquirenti i dirigenti dell’azienda capitolina dei trasporti sarebbero responsabili non solo di incendio colposo, ma del reato di attentato alla sicurezza dei trasporti, che prevede fino a 5 anni di carcere.
Per la Procuratrice Nunzia D’Elia il fenomeno “Flambus”, che ormai caratterizza la vita dei pendolari romani, deriva da una scelta ben precisa, messa in atto da parte dei dirigenti del servizio manutenzione e sicurezza di Atac: quella di ridurre l’opera di revisione e controllo della meccanica nelle officine della municipalizzata.
L’iscrizione degli 11 funzionari nel registro degli indagati da parte dei pm romani arriva a seguito di una perizia tecnica sui bus bruciati disposta dalla Procuratrice D’Elia.
Lo studio ha riguardato circa dieci dei trentanove mezzi distrutti dalle fiamme tra il 2019 e il 2020. Inutili per le verifiche sugli altri autobus, ridotti in cenere dall’esplosione: impossibile effettuare gli esami tecnici.
La perizia della Procura ha accertato che i veicoli andati a fuoco sono stati costruiti da ditte diverse: eppure, nonostante questo, l’incendio si è scatenato con le stesse modalità: innescato da manutenzioni e riparazioni inesistenti o inadeguate.
A seguito della conclusione della perizia la Procura ha iscritto gli 11 funzionari nel registro degli indagati.
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