Covid-19, gli scienziati: “Sono 13 le mutazioni del virus circolanti in Italia”

I ricercatori: "In Italia sono 13 i ceppi in circolazione. La pandemia si batte bloccando i micro-focolai locali"

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Sono tredici i ceppi virali di coronavirus attualmente in circolazione in Italia. E a favorire la seconda ondata della pandemia da Covid-19 alla fine dell’estate sono stati i soggetti cosiddetti superdiffusori, oltre al diffondersi di micro-focolai locali di cui si è perso rapidamente il controllo.

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A lanciare l’allarme sono gli scienziati e i ricercatori del Campus Bio-Medico di Roma: “L’efficacia della campagna vaccinale – spiegano – dipenderà anche dall’individuazione dei serbatoi epidemici”.

Lo studio è stato portato avanti dal team internazionale di 28 scienziati guidato dal professor Massimo Ciccozzi, della facoltà di Medicina, e da Davide Zella, dell’Istituto di Virologia umana del Maryland.

Secondo la ricerca, in Italia le mutazioni del virus in circolazione si differenziano in 13 ceppi. Ma pur avendo inciso sul livello di contagiosità, le variazioni genetiche non hanno cambiato la sua capacità di farci ammalare e di uccidere.

“Dal punto di vista evolutivo – spiega il professor Ciccozzi – la proteina Spike, su cui i vaccini a RNA messaggero si basano, non sembra ad ora coinvolta in queste mutazioni. Quindi l’efficacia vaccinale resta invariata“. Questo elemento risulta particolarmente importante in vista dell’avvio della campagna nazionale di vaccinazioni.

La pandemia italiana da covid-19, spiegano gli scienziati, è stata caratterizzata da una diffusione di piccoli focolai in ambienti come quelli familiari, le comunità e nelle residenze sanitarie.

“I cluster – sottolinea il professor Ciccozzi – agiscono come “serbatoi nascosti” della malattia. Piccoli gruppi di individui inizialmente contagiati da un soggetto cosiddetto “superdiffusore” e poi in grado di contagiare a loro volta a causa della riduzione dei limiti e delle restrizioni al movimento delle persone”.

La ricerca certifica che l’aumento della mobilità durante l’estate scorsa ha permesso al virus di “liberarsi” e uscire da quegli ambiti chiusi nei quali era rimasto contenuto fino alla fine della primavera, grazie alle restrizioni osservate nel lockdown.

Un radicale cambiamento nei comportamenti generali che ha portato alla perdita del tracciamento dei contatti e alla nuova escalation di contagi e decessi degli ultimi mesi.

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