Covid-19, nel Lazio bar e ristoranti chiusi alle 18 per altri 3 mesi

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“Bisognerà correre ancora 3 mesi, almeno. Perché il virus circola, l’Rt non è sotto controllo e per la campagna di vaccinazione anti-covid-19 ci vorrà tempo”. L’assessore alla Sanità del Lazio Alessio D’Amato, intervistato dal Messaggero, spiega che lo stop a bar e ristoranti alle 18 e il coprifuoco dalle 22, dovranno durare fino a primavera. Naturalmente ci saranno interventi per le attività che rimarranno chiuse, come per le palestre, per il mondo della cultura, per il commercio ambulante dei mercati”.

“Una cosa deve essere chiara: le misure adottate sono e saranno sempre proporzionali alla situazione dell’epidemia da Covid-19. Nel Lazio siamo stati prudenti e Roma oggi è tra le capitali europee che, pur con molte difficoltà, hanno sofferto meno, grazie al rigore dei comportamenti e anche alle misure che abbiamo adottato. Ora bisogna proseguire”, sottolinea D’Amato. “E’ vero che oggi diminuiscono i ricoveri e i posti occupati in terapia intensiva, ma abbiamo ancora 1.500 casi al giorno. Non sono pochi se pensiamo che quando è partita la seconda ondata, intorno a metà settembre, dovevamo confrontarci con qualche centinaio di positivi al massimo”.

Il vicepresidente della Regione Lazio Leodori smentisce: “Nessuna chiusura a oltranza di locali e ristoranti”

Daniele Leodori, vicepresidente della Regione Lazio, ha smentito la dichiarazione dell’assessore D’Amato. “Non ci sarà nessun prolungamento fino a primavera della chiusura alle 18 di bar e ristoranti”, ha affermato ai nostri microfoni, intervistato nel corso della sua visita del 9 dicembre a Ostia.

Covid-19, l’Assessore Alessio D’Amato sulla scuola

“La prima cosa da dire è una: in classe bisogna portare la mascherina sempre, anche al banco, basta demagogie. Lo abbiamo detto all’Ufficio scolastico regionale, che dipende dal Ministero. Poi saranno potenziati i bus, ce ne stiamo occupando con l’Astral, l’agenzia regionale, insieme alla Prefettura. Per i tamponi, a gennaio contiamo di avere 150mila test con prelievo salivare”, spiega l’assessore.

Covid-19, il vaccino

“Contiamo di avere 8 milioni di dosi per il Lazio, per 4 milioni di cittadini, considerando che servirà il richiamo”, dice D’Amato. “Teniamo d’occhio due date: il 29 dicembre, quando aspettiamo che l’Ema dia l’ok al vaccino Pfizer. Da quel momento in poi possono partire concretamente tutte le iniziative che già stiamo programmando. E il 12 gennaio dovrebbe esserci un passaggio cruciale per il vaccino di Moderna”. “Partiremo con i vaccini al personale sanitario negli hub ospedalieri, poi quando arriveremo in tarda primavera al picco della campagna, ci sarà bisogno di tutte le forze possibili, dai 4mila medici di medicina generale alle 1.500 farmacie”, aggiunge. Quanto all’obbligo vaccinale, “ci atterremo a quello che dirà il governo”.

Intanto, ad oggi nella Regione Lazio si è completata la vaccinazione antinfluenzale nell’81% delle strutture RSA. Nello specifico è stata eseguita la vaccinazione in 633 strutture RSA, di cui: 50 nella Asl Roma 1, 55 nella Asl Roma 2, 34 nella Asl Roma 3, 87 nella Asl Roma 4, 128 nella Asl Roma 5, 77 nella Asl Roma 6, 29 nella Asl di Frosinone, 36 nella Asl di Latina, 75 nella Asl di Rieti e 62 nella Asl di Viterbo.  Nelle restanti 141 strutture l’attività è attualmente in corso.

Protopapa, Area PMI: “Contributi a fondo perduto, altrimenti per molti ristoranti sarà la fine”

“L’ipotesi di lasciare chiusi i ristoranti dalle 18 nel Lazio per altri mesi sarà la fine per almeno il 30% di loro”. Sono le parole di Sergio Protopapa, presidente di Area PMI che, dopo aver ascoltato le dichiarazioni dell’assessore D’Amato non ha risparmiato commenti intorno a una notizia che sta gettando nello sconforto i ristoratori laziali.

“Ancora tre mesi sono lunghi, troppi. E culmineranno con la fine di molte attività”, esordisce Protopapa. “Ad oggi ci sono perdite intorno al 60%: un calo fortissimo di incassi che prima incideva sul personale, in gran parte licenziato, e oggi gravano sui costi di gestione: tra affitti, tasse, e bollette”.

“La riapertura a primavera, per coloro che alzeranno le saracinesche, se non sarà accompagnata da sostegni sostanziosi e contributi a fondo perduto vedrà una chiusura a cascata di locali. A Roma lo scenario è tra i più desolanti, rispetto al resto della provincia che ancora riesce a mantenersi. La Capitale sta vivendo un momento particolarmente negativo. Senza turisti, sui quali si reggono molti esercizi del centro, sarà dura vivere”, conclude Protopapa.

 

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