Roma: nell’ambito dell’operazione alba tulipano, i Carabinieri hanno smantellato un cartello della droga riconducibile a Michele Senese. Le indagini sono durate tre anni e hanno portato all’arresto di 28 persone. Coinvolti anche due ragazzi di Acilia responsabili di non aver saldato un debito
Roma: smantellato cartello della droga riconducibile a Michele Senese. 28 gli arresti
Dalle prime luci dell’alba, nelle province di Roma, Napoli e Rovigo, i Carabinieri del Comando Provinciale di Roma hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Roma, su richiesta della locale Procura Distrettuale, nei confronti di 28 persone (24 in carcere e 4 agli arresti domiciliari), ritenute responsabili a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, estorsione, detenzione e porto illegale di armi, lesioni personali gravissime,tentato omicidio, trasferimento fraudolento di valori, reati, per la maggior parte, aggravati dal metodo mafioso.
Il provvedimento trae origine dall’indagini condotte dai Carabinieri nel triennio 2011/2015, che aveva consentito di riscontrare l’operatività di uno strutturato sodalizio criminale, capeggiato dal noto criminale di origini campane Michele Senese, operante ininterrottamente a Roma in varie attività illecite, tra le quali, il traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti, le estorsioni, i reati contro la persona.
L’inchiesta ha consentito di monitorare la fase di riorganizzazione del sodalizio capeggiato da Senese dopo alla scarcerazione di alcuni dei principali esponenti del clan e di un periodo di breve libertà di cui ha potuto beneficiare lo stesso Senese prima dell’arresto per l’omicidio Carlino. Le indagini hanno consentito di acquisire gravi indizi di colpevolezza in merito all’esistenza di un vero e proprio “cartello” di narcotraffico, creato da Michele Senese.
Si tratta di una vera e propria organizzazione di tipo consortile, in grado di condizionare le dinamiche criminali relative al traffico di sostanze stupefacenti in ampi settori della Capitale.
LE DICHIARAZIONI DEL COLONNELLO MICHELE ROBERTI, COMANDANTE DEL REPARTO OPERATIVO CARABINIERI DI ROMA
Attraverso le indagini sviluppate dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Roma, è stato documentato come il “Cartello Senese” si sia dotato di un modello organizzativo che lascia ampi spazi di autonomia operativa agli altri gruppi criminali i quali compiono attività delittuose solo apparentemente non riconducibili alla direzione strategica e alla volontà del capo supremo del sodalizio.
Infatti, come documentato dalle intercettazioni, Michele Senese è riconosciuto dagli altri sodali come il “capo indiscusso della malavita romana” e a lui si rivolgono con deferenza per riferire circa il loro operato.
Tra i più fidati collaboratori del Senese Maurizio Cannone, che ha svolto il ruolo di guardaspalle, e Giandavide De Pau, l’ autista. Entrambi sono risultati particolarmente attivi nel settore del narcotraffico. I due erano reposanbili del recupero crediti con modalità estorsive.
Tra le altre cose, nel corso delle indagini, sono stati documentati sei episodi estorsivi: uno di questi, in particolare, riguardava due fratelli di Acilia che avevano contratto un debito di undicimila euro per una partita di droga non pagata. I sicari del gruppo erano venuti sul posto per ucciderli, ma i due giovani si erano resi irreperibili.
Le indagini dei Carabinieri di via In Selci hanno fatto emergere le attività criminali di un altro soggetto consorziato al “Cartello Senese”: Maurizio Monterisi, il quale dirigeva e organizzava un’associazione finalizzata al traffico di droga nel quartiere di Tor Bella Monaca.
Nei quartieri Tuscolano e Cinecittà aveva, invece, posto le proprie basi il sodalizio criminale capeggiato da Di Giovanni Domenico e dal figlio. La straordinaria caratura criminale, dimostrata dai numerosissimi precedenti penali e di polizia di entrambi, e l’esperienza maturata in contesti di criminalità organizzata hanno consentito loro di porsi in maniera incontrastata alla guida di tale consorteria.
Nei rapporti con le altre organizzazioni criminali, in più circostanze il gruppo Di Giovanni si è avvalso della forza di intimidazione derivante dall’appartenenza al clan Senese e al connesso cartello del narcotraffico e non ha disdegnato l’uso della violenza. Più in particolare, la gran parte dei delitti ricostruiti durante le attività investigative riguardano attività di recupero di crediti, spesso derivanti dall’attività di compravendita di stupefacenti, condotte con modalità estorsive e spesso avvalendosi del metodo mafioso. In particolare, sono indice della propensione al sistematico ricorso alla violenza e dell’eccezionale pericolosità che caratterizzano l’associazione diretta dai componenti della famiglia la gambizzazione di un soggetto reo di aver mancato il pagamento di una partita di stupefacenti. La vittima aveva falsamente denunciato ai poliziotti, intervenuti nel quartiere Cecchignola, di essere stato oggetto di una rapina a opera di ignoti, nel corso della quale questi gli avevano esploso contro alcuni colpi di pistola alle gambe.
Tra i sodalizi con cui i Di Giovanni sono risultati stabilmente in affari connessi con il narcotraffico, vi era il gruppo capeggiato da De Gregori Guido e Davide. Quest’ultimo, dopo un periodo di militanza all’interno del sodalizio riconducibile alla famiglia Di Giovanni unitamente al padre Guido, aveva costituito e diretto un’autonoma consorteria criminale, consorziata anch’essa nel cartello Senese e in grado di movimentare notevoli quantitativi di sostanze stupefacenti.
Del sodalizio facente capo ai De Gregori, faceva parte anche Piscitelli Fabrizio, alias “Diabolik” (ucciso in un agguato il 07.08.2019, a Roma), quale soggetto deputato alla commercializzazione della droga. In relazione a tale consorteria criminale il G.I.P. del Tribunale di Roma, pur riconoscendone l’esistenza, non ha ravvisato esigenze cautelari in virtù di diverse motivazioni tra le quali il decesso di uno dei capi del sodalizio (De Gregori Guido) e il decesso di uno dei partecipi maggiormente attivi (Piscitelli Fabrizio).
Complessivamente, nel corso dell’attività di indagine sono stati documentati sei episodi estorsivi, ricostruite le fasi di un tentato omicidio e di gambizzazioni nei confronti di due debitori, comprovata l’intestazione fittizia di due motocicli e di un autoveicolo riconducibili al gruppo Di Giovanni, per eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniale, sequestrati 7,809 chili di cocaina, 7,798 chili. di marijuana, 70,511 chili di hashish e nove pistole oggetto di furto o clandestine con vario munizionamento.
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