Superbonus 110%, c’è chi vorrebbe prorogarlo e chi sostiene: “E’ riservato a pochi intimi”

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Superbonus 110%, tutti ne parlano, pochi riescono a sfruttarlo. Così, mentre al Governo c’è chi propone di prorogarlo anche per il 2022, Claudio Miglio, professore universitario di Economia Aziendale, sostiene: “E’ riservato a pochi intimi”.

Com’è noto il superbonus 110% varato dal Governo per far ripartire l’edilizia dopo il lockdown, ha il duplice obiettivo (oltre quello economico) di ammodernare il patrimonio edilizio e, contemporaneamente, tutelare l’ambiente con la riduzione dei consumi energetici non rinnovabili.

«È un sistema che ha un doppio valore positivo: da una parte migliora la qualità dell’ambiente rendendo le nostre abitazioni meno energivore e più sicure e dall’altra alimenta la crescita. Per questo il Superbonus del 110% va ampliato e prolungato» sintetizza la presidente della commissione Ambiente della Camera, Alessia Rotta. Addirittura in uno specifico rapporto elaborato dall’istituto Cresme per la Camera dei Deputati “la dimensione della spinta all’edilizia prodotta dal superbonus, a patto però di prorogarne l’attuale scadenza del 31 dicembre 2021 almeno fino a tutto il 2022” è di 8 miliardi di euro. In caso contrario l’effetto, pur consistente, sarà molto più ridotto, pari a poco più di 2,4 miliardi di euro.

Siamo davvero così sicuri? L’esperienza sul campo ci indica che sono pochissimi i cantieri partiti grazie al superbonus a Roma e nei dintorni. Nelle zone ad edilizia signorile, come Casalpalocco, Axa e Infernetto, e in quelle a edilizia spontanea “self made”, come Isola Sacra, Ostia Antica e Dragona, i cantieri che stanno beneficiando della detrazione extra si contano sulle punta delle dita.

IL PARERE DELL’ESPERTO

In realtà – afferma Claudio Miglio, dottore commercialista e professore di Economia aziendale all’università Niccolò Cusano di Roma – questo è uno strumento destinato a pochi intimi”. La complessità delle procedure, la ristrettezza dei requisiti e l’assenza di un quadro attuativo univoco, rendono proibitivo l’accesso allo speciale credito.

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Il professor Claudio Miglio

Ormai il tema del superbonus 110% è sulla bocca di tutti da alcuni mesi, interpretato, tra l’altro come se fosse la panacea ai mali del mondo – prosegue il professor Miglio – In realtà, almeno come si è trasformato nel corso del tempo, questo bonus non è affatto ciò che si pensa. Noi operatori del settore ci attendevamo dei chiarimenti e delle delucidazioni da parte dell’Agenzia delle Entrate, a valle della recente audizione dello direttore Ernesto Maria Ruffini, innanzi alla Commissione parlamentare di vigilanza sull’anagrafe tributaria. Le tante e spezzettate norme e provvedimenti sul superbonus 110% necessiterebbero in effetti di una giusta razionalizzazione al fine di non commettere errori e per i tanti consulenti coinvolti, non indurre i propri clienti a far commettere errori. Ma così non è stato. Infatti non ci sarà nessun testo unico delle interpretazioni né tanto meno una circolare omnibus che consentirebbe a tutti di avere un quadro più preciso ed affidabile”.

L’appello dei commercialisti è rimasto inascoltato. “In effetti – sottolinea Miglio – la richiesta effettuata dai noi commercialisti, nella stessa audizione, era basata sulla sistematizzazione della disciplina in generale ma nella specificità ci saremmo accontentati anche della sola, si fa per dire, interpretazione normativa inserita nell’ambito di una sorta di testo unico ovvero in una circolare riepilogativa rilasciata dall’Agenzia su base annuale. La questione della semplificazione, ancora una volta, resta fuori dalla porta d’ingresso dell’Agenzia delle Entrate che tende dunque a non volersi impegnare in tal senso, anzi, negando altresì ulteriori semplificazioni in virtù di una normativa troppo favorevole per i contribuenti e dunque, al contrario, meritevole di un inasprimento dei controlli che, invece, sono stati già ampiamente strutturati al fine di stroncare potenziali atteggiamenti non idonei all’accesso alle agevolazioni. Insomma l’accesso al superbonus 110% in questo clima di forte resistenza a far ripartire il Paese Italia diventa seriamente complicato viste le enormi responsabilità in capo ai tecnici, nell’ampia accezione della parola, e in capo ai cittadini e alle imprese che chiaramente risultano essere, ancora una volta l’anello debole della catena”.

In questa catena, dunque, sono diversi i “soggetti deboli”. “Il proprietario – ricorda il professor Miglio – rischia che l’Agenzia delle entrate recuperi il credito se manca uno tanto dei requisiti richiesti. Le banche sono organizzate in gran parte bene ma comprano il credito che dal 110% diventa circa il 95% per le commissioni. I tecnici devono essere molto fiscali ed avere una assicurazione a copertura e l’onorario non copre in modo adeguato le responsabilità e l’attività professionale svolta. Il cittadino pensa che si possa fare con il 110% di tutto ma in realtà non è proprio così. In sintesi sembra piuttosto un business per le banche, a forte rischio di controlli stringenti da parte dell’Agenzia delle entrate per il cittadino”.

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