Le spettacolari immagini del soffione di Fiumicino: perchè succede (VIDEO)

L’episodio è sotto controllo ma resta la spettacolarità del fenomeno: la nascita di un soffione alla foce del Tevere.

Mostra serenità il sindaco di Fiumicino, Esterino Montino, rispetto al soffione di fango e gas emerso lunedì 23 novembre (leggi qui) nel corso di una serie di carotaggi in corso sotto il viadotto dell’Aeroporto in via della Scafa su un terreno non distante da via Portuense e, quindi, dal braccio traianeo del Tevere.

Gli operai stavano facendo sondaggi con la trivella in previsione dei lavori di consolidamento proprio del viadotto quando, a oltre 30 metri di profondità, è esplosa una sacca di gas che ha rigurgitato in superficie acqua, fango e componenti gassose con una spinta molto forte. La colonna di residui vulcanici, infatti, ha la forza di arrivare fino al piano del viadotto soprastante.

I tecnici, come si vede anche dal video, hanno già imbrigliato il soffione e, come è stato fatto anche al non distante rondò di via Coccia di Morto, affideranno l’area agli studi degli esperti prima di seppellirla sotto un tappo di cemento.

Era il 23 agosto 2013, infatti, quando a circa mezzo km di distanza verso il mare, si manifestò un fenomeno analogo sottoposto all’attenzione degli studiosi. In quel caso si trattò di “un vulcanetto di fango, dal quale fuoriesce gas di origine profonda, composto fino al 90% da anidride carbonica, una piccola percentuale di metano e di idrogeno solforato” così come venne descritto da Maria Luisa Carapezza, responsabile scientifico dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) sezione Roma 1.

In quel caso si parò di fenomeno del tutto naturale e piuttosto comune in tutta la regione. “Ovunque si perfori – spiegò la vulcanologa – c’è un’alta probabilità che possa accadere; in tutto il Lazio ci sono vulcani e possono verificarsi delle emissioni di gas endogeni profondi, a volte con una componente di anidride carbonica, a volte di metano. Il rischio non è elevato, c’è una sorveglianza attenta e costante, è comunque meglio, in queste situazioni, non avvicinarsi e respirare l’anidride carbonica da vicino che sottrae l’ossigeno nella zona a ridosso”.

Anche nel caso del soffione del viadotto dell’aeroporto la prima misura assunta dalle autorità è stata quella di interdire l’accesso all’area, a tutela della pubblica incolumità.

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