Clima, a Roma record negativo per eventi estremi e aumento di temperatura

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Immagine di repertorio

Roma svetta alla classifica per il record degli eventi estremi. Un primato che riguarda il dato relativo al decennio che va dal 2010 a ottobre 2020 e che prende in considerazione tutte le città italiane. Nella Capitale si sono verificati 47 disastri naturali: eventi come trombe d’aria, nubifragi e allagamenti che hanno comportato seri danni e pericoli per la popolazione.

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Secondo il rapporto pubblicato oggi da Legambiente, a Roma negli ultimi dieci anni si sono verificati 28 allagamenti a seguito di piogge intense, mentre in 13 casi è stata causata l’interruzione, con danni, di infrastrutture viarie e ferroviarie, 5 sono gli eventi con trombe d’aria e 1 legato alla siccità prolungata.

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Sempre a Roma la temperatura media nel periodo 2001-2018 è salita di 0,8°C rispetto ai vent’anni precedenti (1971-2000), in linea rispetto alla media delle maggiori città. Nello stesso arco temporale sono aumentate anche le giornate con temperature estreme e il numero di notti “tropicali”.

Tutti gli studi confermano l’aumento delle temperature nelle aree urbane, che sono state le più colpite. E secondo l’ultima ricerca dell’European Data Journalism Network che ha confrontato le serie storiche delle temperature dei Comuni italiani e con risultati purtroppo in linea con le aspettative sul riscaldamento globale, a Roma va il record dell’aumento di temperatura con +3,65°C dal 1960 a oggi.

Il clima è già cambiato e a Roma gli impatti sono evidenti, con il numero record di eventi estremi provocati dalle condizioni meteorologiche e con un drammatico primato nell’aumento della temperatura”, dichiara il presidente di Legambiente Lazio, Roberto Scacchi.

“A rendere più critica la situazione è stato anche il fenomeno delle isole di calore. Perché nei 60 anni presi in considerazione si è continuato a costruire senza tregua rendendo sempre più impermeabile il suolo, il numero di automezzi inquinanti e l’uso di condizionatori è cresciuto a dismisura”, prosegue Scacchi.

“Oggi adattare il territorio di Roma al clima, mettendo in sicurezza le persone, vuol dire fermare l’edificazione e la possibilità di nuovo cemento, puntare su parchi urbani e periurbani, difendere ogni metro quadro di area verde. E poi sostituire lo sciagurato taglio indiscriminato di alberi che vediamo in questi anni con vere politiche di sostituzione del patrimonio arboreo”, sottolinea il presidente di Legambiente.

“Il Tevere, l’Aniene e tutto il reticolo fluviale secondario, poi, va messo in sicurezza con il grande strumento dei contratti di fiume, ri-naturalizzando gli alvei, le sponde e gli ambienti ripariali. È questa la grande sfida che si presenta alla Capitale per i prossimi anni, una trasformazione quanto mai necessaria per contrastare le conseguenze dei mutamenti climatici”.

 

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