Magliana Felix, venti arresti per traffico di stupefacenti: i nomi

Si chiama Magliana Felix l’operazione in corso dalle prime luci dell’alba a Roma. A condurla è il Comando Provinciale della Guardia di Finanza che sta eseguendo l’ordine di arresto per venti persone.

L’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale capitolino riguarda 20 persone accusate di traffico di sostanze stupefacenti.

All’esito delle indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, gli specialisti del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria hanno smantellato un sodalizio dedito alla compravendita di ingenti quantità di cocaina, capeggiato da un soggetto noto per i suoi trascorsi con appartenenti alla “Banda della Magliana”. Secondo l’accusa si tratta di Roberto Fittirillo di 66 anni.

Fittirillo è noto per i suoi trascorsi con appartenenti alla “Banda della Magliana” ed è stato coinvolto in varie inchieste giudiziarie e imputato nel processo seguito alla cosiddetta operazione “Colosseo, istruita dal magistrato Otello Lupacchini, ove fu accusato di concorso in diversi omicidi e traffico di droga. Negli anni successivi, non sono emerse ulteriori vicende in cui il Fittirillo sia risultato in collegamento con il mondo del crimine romano.

Le attuali indagini, invece, avrebbero tratteggiato la figura di un personaggio che si è posto quale parte attiva e di notevole spessore nel settore degli stupefacenti. Dal suo quartiere di origine, il Tufello, dove già vari collaboratori di giustizia interni alla “Banda della Magliana” avevano all’epoca dichiarato che operasse, Fittirillo avrebbe diretto e
gestito una strutturata organizzazione articolata in due rami (la logistica e la distribuzione), che riforniva altri sodalizi attivi nella vendita all’ingrosso di droga nella Capitale.

Gli investigatori ritengono che l’aspetto logistico fosse gestito dal figlio di Fittirillo, Massimiliano  di 44 anni e dai presunti complici Enrico Gentilezza di 60 anni e Angelo Braccini di 58 anni, tutti destinatari del provvedimento cautelare applicato oggi.

Secondo le indagini al ramo della distribuzione sarebbe spettato, invece, il compito di individuare gli acquirenti e
contrattare le forniture; questo fondamentale ruolo sarebbe stato demandato agli odierni arrestati Alessio Marini di 36 anni, Stefano Rossetti di 44, Massimiliano Raguli di 55, saltuariamente coadiuvati da Danilo Perni di 50 anni.  La complessa rete di connivenze comprendeva, inoltre, ulteriori personaggi – tutti acquirenti all’ingrosso e, pertanto, parimenti destinatari della misura cautelare in carcere – taluni dei quali già noti alle locali cronache giudiziarie.

Secondo le risultanze investigative sarebbero, di Fabrizio Fabietti di 43 anni, arrestato dai Finanzieri del
G.I.C.O. nel novembre 2019 nell’ambito dell’operazione “Grande Raccordo Criminale” perché ritenuto al vertice, unitamente al noto Fabrizio Piscitelli soprannominato Diabolik, di un’autonoma organizzazione criminale dedita al narcotraffico, di Fabrizio Borghi di 43 anni, di Daniela Viorica Gerdan di 40 anni e Silvio Mancini di 42 anni, indicati come corrieri della droga. A loro si aggiungono Alessandro D’Inverno di 27 anni, Brian Leonardo Cespedes di 30 anni e Michael Adriano Cespedes di 28, questi ultimi due argentini di origine ma ormai stabilitisi a Ostia.

Nell’area del litorale operavano, infine, gli odierni arrestati il pugile Kevin Di Napoli di 24 anni, Alessandro Cerchi di 33 anni, Roberto Di Pasquali di 45 anni, Adamo Castelli di 53 anni e Nicolas Pasimovich di 35 anni.

Le indagini hanno restituito uno spaccato delittuoso di elevato livello, tecnologicamente al passo con i tempi e attrezzato per cercare di eludere le attività di prevenzione e repressione delle Forze dell’Ordine. Oltre all’utilizzo di utenze telefoniche riservate e munite di sistemi di criptaggio delle comunicazioni, la distribuzione della cocaina avveniva secondo un collaudato modus operandi finalizzato a frazionare le fasi della consegna e vanificare eventuali interventi repressivi. Gli acquirenti, infatti, venivano invitati a posteggiare l’autovettura nei pressi di un luogo convenuto, affinché i complici addetti alla logistica, una volta prelevate le chiavi del mezzo, potessero rifornirlo della partita di droga pattuita senza che i corrieri della droga, più esposti alle indagini, fossero direttamente coinvolti nello scambio.

Nonostante queste cautele, le attività di monitoraggio hanno consentito di ricostruire la compravendita, in pochi mesi, di circa kg. 120 di cocaina, per un valore stimato “al dettaglio” di oltre 5 milioni di euro.

Relativamente alle persone coinvolte e raggiunte dai provvedimenti di natura cautelare, va ricordato che in attesa del terzo grado di giudizio, sono tutti da ritenersi innocenti e che le prove della loro eventuale colpevolezza si formeranno nel corso dei rispettivi procedimenti giudiziari. 

IL GIP: “INDAGATI PERICOLOSI”

«La pericolosità degli indagati si salda con i rispettivi profili personali e criminali, essa non è esclusa, nel caso degli incensurati, dal dato formale dell’assenza di condanne proprio per la assoluta gravità della vicenda delittuosa, peraltro suggestiva dell’esistenza di collegamenti con le associazioni anche internazionale dedite al traffico di stupefacenti». E’ il parere del gip di Roma, Angela Gerardi, espresso nell’ordinanza con cui ha disposto venti misure cautelari nei confronti del gruppo criminali di narcotrafficanti che si ritiene essere guidato dall’ex Banda della Magliana, Roberto Fittirillo.

«Nei confronti di tutti gli indagati – aggiunge il giudice – si impone l’applicazione di una misura cautelare di natura detentiva stante la sussistenza di un concreto ed attuale pericolo di reiterazione di analoghi reati avuto riguardo della gravità dei fatti, desumibile dai considerevoli quantitativi di sostanza stupefacente sequestrata e commercializzati, nonché dalle ingenti somme di denaro movimentati in pochissime settimane, significativi di un elevato livello criminale degli indagati coinvolti». Il gip spiega che il gruppo poteva contare su «circuiti chiusi e criptati di comunicazione» mentre Fittirillo ed altri «evitavano la frequentazione di soggetti finiti nel mirino delle forze dell’ordine e predisponevano le consegne con modalità all’apparenza macchinose, in realtà utili a frazionare le condotte in modo da limitare le perdite in caso di interventi delle forze dell’ordine».