L’olio al CBD, il principio attivo della cannabis universalmente riconosciuto dalla medicina e dall’OMS come non psicotropo, in Italia è stato classificato come stupefacente e inserito nella tabella dei medicinali. Lo mette nero su bianco un decreto del ministero della Salute pubblicato in Gazzetta Ufficiale che recita: “Nella tabella dei medicinali, sezione B, del decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, e successive modificazioni, è inserita, secondo l’ordine alfabetico, la seguente categoria di sostanze: composizioni per somministrazione ad uso orale di cannabidiolo ottenuto da estratti di Cannabis”.
Il provvedimento del ministero della Salute rischia di mettere in ginocchio il settore della cannabis light e va contro anche il parere dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che invece aveva raccomandato all’Italia di non inserire i prodotti a base di Cbd nelle tabelle di medicinali con stupefacenti.
Se gli oli a base di CBD, come scritto nel decreto, vengono inseriti nel testo unico sugli stupefacenti nella tabella dei medicinali, non potranno più essere venduti liberamente nei negozi: resta da vedere cosa accadrà alla cannabis light, infiorescenze e quindi non estratti, che contengono CBD. “Non ci sono direttive chiare – ha affermato Eugenio Bellomo, titolare di un negozio di vendita di prodotti a base di canapa in via Saracini a Ostia – I grossi produttori – prosegue – si stanno associando per fare ricorso. Attendiamo che il Ministro della Salute Roberto Speranza che inserisca delle specifiche in maniera tale da avere una chiara visione su come ci dobbiamo comportare”.
Il direttore generale dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, Marcello Minenna ha emanato il divieto di vendere infiorescenze, oli e prodotti derivati dalla canapa sativa. Ai rappresentanti degli esercizi di vicinato, delle farmacie e delle parafarmacie viene chiesto “l’impegno a non detenere e vendere, all’interno dell’esercizio, foglie, infiorescenze, oli e resine o altri prodotti contenenti sostanze derivate dalla canapa sativa”. E senza autocertificazione dell’impegno a non vendere questi prodotti non si potrà più ottenere il rilascio delle necessarie autorizzazioni e di eventuali rinnovi.
La decisione ha incontrato anche la contrarietà dell’intergruppo parlamentare per la cannabis legale che conta oltre 70 parlamentari di vari partiti politici, compreso Leu, quello del ministro Speranza. “È una scelta illogica” – si legge in una nota – “che penalizza gravemente tutto il settore della coltivazione della canapa, lasciando così campo aperto ai soli colossi farmaceutici. La decisione, inoltre, è in evidente contrasto con quanto promosso dal ministero dell’Agricoltura che ha recentemente inserito i prodotti della cannabis tra le varietà officinali, dando il via alle filiere estrattive dei principi di questa nobile pianta”.
Quanto stabilito dal ministro Speranza entrerà in vigore dal 30 ottobre. Salvo l’aggiunta di ulteriori specifiche, probabilmente gli oli CBD attualmente in commercio sono da considerarsi illegali. Sorge il dubbio su cosa accadrà alla cannabis light che è invece un’infiorescenza e se troveremo gli stessi prodotti derivati in farmacia o cosa ne sarà dell’intero settore della coltivazione della canapa.