Governo orientato per il coprifuoco alle 22. Protesta l’associazione Esercenti di Fiumicino

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Emergenza coronavirus: il governo sta valutando in queste ore l’introduzione di un coprifuoco generalizzato alle 22, sul modello della Francia, come forma di contenimento dell’impennata di contagi di questi ultimi giorni. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte è intenzionato a scongiurare un lockdown nazionale a qualsiasi costo, e guarda all’esempio di Emmanuel Macron. Ma le associazioni dei ristoratori e dei negozianti insorgono. “Il coprifuoco alle 22? Sarebbe la soluzione più semplice, ma non la più logica”, afferma Massimiliano Mazzuca, presidente dell’associazione Lungomare ed Esercenti di Fiumicino.

Emergenza coronavirus, il premier Conte non esclude il coprifuoco alle 22. Protestano ristoratori e negozianti

Contrari a ogni ipotesi di confinamento in casa nelle ore serali i proprietari delle attività di ristorazione e i negozianti. “Il problema dei contagi e degli assembramenti – sottolinea Mazzuca – non è da imputare a ristoranti, bar, pub ed esercizi commerciali, che invece si attengono scrupolosamente alle direttive: e lo dimostra il numero di contagi che rasenta lo zero”.

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Massimiliano Mazzuca, presidente Associazione Esercenti di Fiumicino

Il problema è piuttosto quanto avviene all’esterno. Basterebbe recarsi in uno dei luoghi simbolo di Roma, non in vie sconosciute di Fiumicino, o a qualche fermata della Metro per capire che il problema non siamo noi esercenti”, continua il presidente dell’associazione Lungomare ed Esercenti di Fiumicino.

“Ancora una volta si è deciso invece di colpire dove è più semplice”, prosegue Massuca. “Prima con il terrorismo psicologico, poi con provvedimenti draconiani. Noi, come abbiamo sempre fatto, ci adegueremo alle direttive del Governo, senza chiedere nulla”.

“Abbasseremo le serrande se servirà per il bene dell’Italia. Ma questa volta gli effetti saranno catastrofici”, afferma ancora il presidente Esercenti di Fiumicino. “Chi prende queste decisioni dovrà anche prendersi la responsabilità di sacrificare l’economia italiana e centinaia di migliaia di posti di lavoro. Ci saremmo aspettati misure diverse, mirate, contenitive, risolutive. Così non è stato. E ora chiudere tutto è la soluzione più ovvia e forse eccessivamente semplicistica”.

 

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