Ostia X Municipio

“I monopattini sono la negazione del decoro urbano”

I monopattini sono la negazione del decoro“. Lo storico dell’arte Claudio Strinati, in un’intervista al Messaggero, è stato chiaro: “Il problema non è il mezzo in sé, quanto la gestione che c’è dietro“.

Roma, Strinati: “I monopattini contribuiscono alla mancanza di decoro”

Nel mirino di Strinati c’è la mancanza di decoro nella Capitale, un fattore che verrebbe ignorato dall’attuale amministrazione comunale, a cui – secondo lo storico dell’arte – contribuirebbe in maniera grave anche la cattiva gestione dei monopattini elettrici.

“Devono essere parcheggiati in luoghi appositi, non possono essere lasciati qui e là – prosegue – Passano sui marciapiedi, sfrecciano ovunque. Addirittura non vengono trattati come i motorini ma è ovvio da un punto di vista di mobilità lo sono e sono anche molto più pericolosi, ci vanno in due senza caschi, senza protezioni. In assenza di regole a pagarne il prezzo è anche il decoro pubblico oltre che la sicurezza di utenti e pedoni”.

Secondo il critico d’arte, Roma si deve adeguare a quanto fatto di recente a Milano:

“L’amministrazione dovrebbe indicare gli spazi per il parcheggio dei monopattini alla stregua di quanto fatto per la sosta degli altri mezzi di sharing. Se viene lasciato a casaccio il Comune dovrebbe prenderlo e sequestrarlo. Servono delle regole ma a Roma si aspetta che si manifesti prima lo sconcerto della cittadinanza e poi si pensa a cosa fare”. – conclude Strinati.

Se nella Capitale la questione dei monopattini è sotto gli occhi di tutti, turisti (pochi) e residenti, ad Ostia la situazione non è certo da meno. Il pontile, Piazza Anco Marzio e la stazione Lido Centro sono un vero e proprio cimitero dove questi vengono abbandonati a loro stessi e alle intemperie. Per non parlare dell’uso che ne viene fatto sulla nuova e già problematica pista ciclabile, dove spesso qualche ragazzo incosciente si avventura dilettandosi in pericolose acrobazie, sfrecciando ad alta velocità.

“Quando non c’è il buon senso ci vogliono le regole”

Sulla questione dell’uso indiscriminato dei monopattini e sulla necessità di regole ben precise interviene Piero Labbadia, progettista e storico del territorio.

“Le varie esperienze di sharing che si sono succedute nella Capitale, – spiega Labbadia – vedi le biciclette buttate nel fiume Tevere fino ad arrivare ai monopattini abbandonati per strada, hanno dimostrato che forse a Roma e sul litorale non siamo ancora pronti alla mobilità libera.

Come ha detto bene Strinati, – prosegue – il problema non è nel mezzo ma nelle persone. Manca il senso civico, l’appartenenza alla città, il decoro e il gusto della bellezza. 

Un pittore vedutista del Grand Tour che venisse oggi a dipingere la città e le rovine di Ostia Antica le rappresenterebbe con i monopattini abbandonati per strada… una cosa inaccettabile.

Dobbiamo ricominciare dalla base, dall’educazione, insegnando alle nuove generazioni le buone maniere, tutto parte da lì.

Nel frattempo però ci vogliono le regole. Oggi i mezzi sono completamente tracciabili e quindi è facile risalire a chi li ha utilizzati. Si potrebbe pensare ad una sorta di patente a punti per i monopattini, dove all’uso scorretto del mezzo corrisponda una sospensione, se necessario anche punibile economicamente.

Dall’altro lato le amministrazioni devono regolamentare la sosta e rimuovere i monopattini parcheggiati non negli spazi indicati. – conclude Labbadia.

“Un concorso di architettura che coinvolga università e scuole dell’arte”

E’ lo spunto che fornisce l’architetto Giuliano Fausti.

“Come tutti i progetti sperimentali, anche quello dei monopattini ha bisogno di un assestamento, per capirne appieno le problematiche. Solo dopo questo periodo si possono fare bilanci e trovare soluzioni tecniche e poi anche estetiche.

Ad esempio si potrebbero progettare punti di raccolta che non siano soltanto semplici luoghi di sosta. A questo proposito sarebbe utile coinvolgere creativi, università e scuole dell’arte promuovendo concorsi di architettura volti a migliorare la qualità della città. D’altronde una volta le auto venivano parcheggiate anche in Piazza Navona ed oggi, invece, è una tra le più belle isole pedonali d’Italia.

Dobbiamo cominciare a pensare aldilà dell’elemento funzionale di raccolta. Le amministrazioni dovrebbero essere più empatiche e sensibili nel percepire i reali bisogni dei cittadini”. – conclude Fausti.

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