Esplosione e aggravamento dei casi di covid-19 all’ospedale “G.B. Grassi”. I sei malati ricoverati delle ultime ore non verranno trasferiti perché da domani verrà allestito un reparto infettivi da 16 letti. Nel frattempo due dei pazienti sono stati intubati.
La Regione Lazio ha deciso per una soluzione promiscua: il “Grassi” non verrà trasformato in covid hospital ma continuerà a trattare anche altre patologie. Ovviamente l’attività verrà ridimensionata. Gli ambulatori di Primo livello verranno trasferiti tutti sul territorio (via Paolini e Casa della Salute) e gli interventi operatori elettivi di Chirurgia sospesi fino a cessata emergenza. Al momento sono sei i malati covid gravi.
Per il personale soprattutto del pronto soccorso si profila un altro periodo terribile. Sotto pressione da febbraio, medici, infermieri e tecnici sono sfiancati. Hanno dovuto affrontare la fase 1 della pandemia, l’inevitabile emergenza estiva da assalto al mare e ora sono alle prese con una nuova 0ndata ancora più massiccia della precedente. Parlano i numeri del bollettino (leggi qui) ed è emblematico il parere sulle prospettive espresso dal virologo Andrea Crisanti che considera inevitabile il lockdown durante il periodo natalizio (leggi qui).
E’ un compito durissimo quello di chi dovrà guidare la squadra sul fronte della malattia. Così oggi il responsabile del Dipartimento d’Emergenza del “Grassi”, Giulio Maria Ricciuto, ha scritto a tutti i suoi collaboratori un commovente messaggio per “serrare le fila”. “Carissimi – scrive Ricciuto – governeremo la situazione come e meglio dell’altra volta e daremo ancora una volta prova di quello che siamo, un gruppo di medici veri, un gruppo di donne e uomini dai valori ancora intatti, con la paura umana ma con la consapevolezza di poter sconfiggere le avversità attraverso la conoscenza e l’applicazione delle ricette che essa ci fornisce. Saremo forti e anche deboli, ma insieme saremo un muro invalicabile e riconsegneremo ai nostri figli e ai nostri cari una speranza che diverrà una certezza. Vi voglio bene e insieme supereremo anche questa”.
Di fronte ad uno sforzo così imponente da parte del personale, che rischia ogni momento la propria salute e quella dei propri familiari, viene spontaneo chiedersi cosa possiamo fare noi. Innanzitutto coinvolgere il nostro medico di famiglia di fronte agli eventuali sintomi di malattia, di qualsiasi natura siano: sarà lui a scegliere il percorso più giusto, gli esami coerenti, il livello di urgenza. Chi non ha diagnosticato la possibile presenza di covid-19 o è positivo ma non ha sintomi, non deve rivolgersi al pronto soccorso: pur con tutte le cautele del caso, potrebbe infettarsi o infettare le persone in attesa o gli altri assistiti.
Facciamolo per noi ma anche per chi è in trincea e rischia seriamente per tutelare la nostra salute.