C’erano anche le telecamere del Tg1 a riprendere l’inno alla vita celebrato da una ventina di iscritte dell’associazione “L’albero delle molte vite” tra pazienti oncologiche di Ostia. Il tormentone estivo Jerusalema usato stavolta come contrassegno di gioia, di fede e di speranza.
A fare da scenario al momento di comunanza solidale e festosa è stata la piscina dello stabilimento balneare “Venezia” illuminata dal sole pallido di una giornata quasi invernale. Eppure le nuvole, la minaccia della pioggia, il vento freddo non hanno smorzato l’entusiasmo delle ballerine, tutte unite dal dramma di una malattia crudele e invasiva ma anche dalla voglia di reagire con il sorriso e con la forza della positività.
Abbracciate dalla presidentessa dell’associazione Noemi Romana Bernardi e sostenute dalla competenza scientifica della dottoressa Maria Rita Noviello, le danzatrici hanno ballato con non comune leggerezza, con armonia, con morbidezza. La risposta gentile a un morbo ruvido e spietato. Con loro anche la giornalista Adriana Pannitteri e le telecamere del TG1 che hanno registrato l’evento.
L’Albero delle molte vite è un’associazione onlus che raggruppa oltre duecento persone, soprattutto donne, unite dalla volontà di battere la prepotenza del male attraverso attività di supporto emotivo a pazienti e familiari, corsi di meditazione, conferenze su argomenti oncologici di interesse comune come prevenzione, stili di vita, nutrizione, terapie innovative, corsi di aggiornamento per operatori sanitari e per medici di base, assistenza sanitaria, assistenza legale, assistenza nutrizionistica, assistenza sociale.
L’associazione si è resa già protagonista di corsi di recitazione e di ballo, mirati a far riconciliare il paziente con il proprio corpo e di attività d’aggregazione quali gite e feste, partecipazione a spettacoli teatrali e a rappresentazioni cinematografiche, con l’obiettivo di rientrare a pieno titolo nella dimensione del divertimento e dello svago, apparentemente negata nel tunnel della malattia e delle cure, al fine di vedere la luce alla fine del tunnel e per mantenersi vivi anche nel “tunnel”, fino alla fine.