Coronavirus, focolaio a Genzano: i militari a presidio della zona rossa

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Focolaio di coronavirus in una clinica psichiatrica a Genzano, cittadina dei Castelli romani. Sono saliti a 47 i pazienti positivi al covid-19 tra gli ospiti ricoverati al San Giovanni di Dio-Fatebenefratelli, struttura sanitaria che si occupa di persone con disagio mentale. La Asl Roma 6 – in accordo con la Prefettura, la Regione Lazio e l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato – ha disposto il divieto di entrata e uscita dall’edificio: istituita una zona rossa intorno al perimetro dell’ospedale.

Focolaio a Genzano, istituita una zona rossa intorno all’ospedale San Giovanni di Dio

A presidiare gli ingressi della clinica convenzionata, che si trova in via Fatebenefratelli 3, a Genzano, sono arrivati questa mattina i soldati dell’esercito. Quattro dei 47 pazienti positivi hanno febbre alta e sintomi: sono stati trasferiti in un reparto covid di una struttura sanitaria del posto, dedicata ai casi accertati di coronavirus.

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Gli altri ospiti contagiati dal virus al momento sono asintomatici. A preoccupare però è stato l’aumento improvviso del numero degli infetti all’interno dei reparti: in 24 ore i contagiati sono raddoppiati.

“Al San Giovanni di Dio a Genzano sono venti i nuovi casi di coronavirus registrati nelle ultime 24 ore, all’interno della struttura che ospita pazienti adulti con disagio mentale: in corso l’indagine epidemiologica. In giornata prevista l’esecuzione di nuovi tamponi a tutti gli ospiti e gli operatori della struttura”, comunica l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato in una nota.

Quello della clinica psichiatrica è al momento l’unico focolaio attivo nel Lazio. In corso l’indagine per ricostruire l’origine del contagio: i pazienti della struttura, gestita dall’Istituto religioso San Pietro, ricevono normalmente le visite dei parenti. I ricoverati positivi al virus sono stati spostati in un reparto della clinica appositamente isolato.

L’ipotesi prevalente è dunque che il virus sia venuto da fuori: l’indagine epidemiologica servirà a ricostruire la catena di contagio anche all’esterno, tra i familiari dei ricoverati.

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