Diritti civili, a Roma la protesta delle donne contro le limitazioni alla pillola abortiva

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Tornano le battaglie femministe per i diritti civili. La Giunta regionale Umbra, a guida leghista, ha stabilito alcune restrizioni all’utilizzo della pillola abortiva: imposto il ricovero obbligatorio in ospedale per tre giorni a chi ne fa richiesta. Ma le organizzazioni delle donne contestano la decisione perché va a ledere, sottolineano, uno dei diritti fondamentali ottenuti in anni di lotte: quello alla libertà di scelta in tema di maternità e aborto. Oggi le donne sono scese in piazza a Roma per manifestare davanti al ministero della Salute: un sit-in indetto da varie associazioni, tra cui Vita di donna, Amnesty International Italia, la Cgil e la Casa internazionale delle donne di Roma.

Aborto e diritti delle donne: la manifestazione davanti al Ministero della Salute

Le donne sono tornate in piazza a manifestare per i diritti civili: quarantadue anni dopo l’approvazione della legge 194 per l’interruzione di gravidanza la libertà di scelta è nuovamente in discussione, spiegano le organizzazioni femministe.

“Oggi abbiamo partecipato alla protesta per dire che siamo stufe della condizione delle donne in questo Paese”, dichiarano le esponenti dell’associazione Vita di Donna in una nota. “Abbiamo ribadito la necessità di un accesso all’aborto sicuro, alla contraccezione gratuita e alla somministrazione della Ru486, la pillola abortiva, in ambulatorio”, sottolineano.

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Netta la presa di posizione del ministero della Salute, guidato da Roberto Speranza, contro la decisione della Regione Umbria: il ministro ha contestato il provvedimento e ha chiesto il parere del Consiglio Superiore di Sanità.

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Sulla stessa linea di Speranza anche la sottosegreteria alla Salute Sandra Zampa: “La legge è ancora sotto attacco. Siamo un Paese che evidentemente non ha ancora metabolizzato la 194 sull’interruzione di gravidanza”, sottolinea.

“Alla prima occasione si cerca di rimettere tutto in discussione. E sempre sulla pelle delle donne, dimenticando il dolore, la difficoltà di una scelta comunque difficile e sofferta”, conclude la sottosegretaria Zampa.

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