A Yulin, nel sud della Cina, ogni anno si celebra il festival dell’orrore. Decine di migliaia di cani e gatti vengono chiusi in gabbia, pronti a essere macellati e venduti sul posto alla folla di avventori. Le associazioni animaliste, vista l’emergenza Covid e il rischio di contagio in particolare proprio per i “wet-market”, hanno chiesto al governo cinese di vietare l’edizione 2020. Ma la risposta è stata negativa: il festival è al via anche quest’anno.
La fiera della carne di cane e di gatto di Yulin, in Cina, è iniziata regolarmente, nonostante la pandemia e nonostante proprio i wet-market – i mercati cinesi di animali vivi da macellazione – siano stati identificati come i primi incubatori del Covid-19, che da Wuhan ha colpito il mondo intero.
Gli attivisti cinesi per i diritti degli animali hanno chiesto alle autorità locali di Yulin, città dislocata nella parte più meridionale e più povera della Cina, di abolire il festival degli orrori, con migliaia di cani e gatti stipati in gabbia e destinati alla macellazione sul posto.
Ma le proteste sono state inutili: il mercato, che si tiene annualmente nella città a partire dal 21 giugno, andrà avanti lo stesso, benché il governo centrale di Pechino recentemente abbia dichiarato che cani e gatti sono compagni di vita, e non cibo.
“Si tratta di un evento barbaro: migliaia di cani e gatti vengono rapiti lungo le strade o rubati dai cortili, rinchiusi in gabbie e stipati su tir, senza cibo e acqua. Molti muoiono per le ferite, per soffocamento, disidratazione o infarto prima di raggiungere la loro triste destinazione, il macello”, spiegano gli attivisti dell’associazione su Facebook.
Il consumo della carne di cane e di gatto è diffuso in tutta l’Asia meridionale, non solo il Cina. Ma il festival di Yulin da anni è diventato l’emblema di questa pratica: l’appuntamento è tristemente famoso nel mondo per la quantità di cuccioli in gabbia sacrificati all’appetito di migliaia di visitatori.
Quest’anno il mercato è stato spostato dal centro della città alla periferia, ma gli animalisti continuano a chiederne la chiusura totale. E intanto cercano di acquistare più cuccioli che possono, per salvarli dalla macellazione.
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