Nella Capitale si allarga sempre di più il focolaio del San Raffaele Pisana. Continuano ad aumentare i contagiati, che oggi hanno raggiunto quota 77 positivi. E purtroppo sono tre i pazienti della struttura che sono deceduti a causa del virus contratto in corsia: uno di loro è spirato al Gemelli di Roma poche ore fa. La Regione teme un’estensione del virus al Policlinico Umberto I: due gli infermieri del nosocomio romano contagiati a causa del cluster di via della Pisana.
Tre i pazienti deceduti a causa del focolaio. Tamponi e test a tappeto per migliaia di persone
Il focolaio “poteva essere una bomba epidemiologica, perché nelle strutture arrivano pazienti da tutta la regione. Siamo riusciti a contenere questa esplosione”, afferma il commissario della Asl Roma 3, Giuseppe Quintavalle.
I contagi riferibili al cluster del San Raffaele Pisana intanto si allargano alle altre province del Lazio: un caso è stato scoperto dalla Asl di Latina. A cui bisogna aggiungere gli 8 positivi trovati dalla Asl di Rieti: tutti parenti di un paziente dimesso dalla clinica dichiarata zona rossa.
E al Gemelli è spirata nelle ultime ore la terza vittima del focolaio: un paziente di 80 anni che era stato ricoverato a maggio nella struttura di via della Pisana, dove purtroppo ha contratto il virus.
“Oggi abbiamo scoperto 7 nuovi contagiati riferibili al cluster del San Raffaele Pisana di Roma. Il focolaio registra così tre decessi e un totale di 77 casi positivi”, sottolinea l’assessore regionale alla Sanità Alessio D’Amato.
A preoccupare però particolarmente i vertici sanitari della Regione è uno dei sette positivi: si tratta di “un ulteriore operatore sanitario del Policlinico Umberto I”, annuncia D’Amato.
C’è dunque un secondo infermiere del più grande ospedale romano che risulta contagiato. E il timore è che il focolaio si possa estendere anche al nosocomio al centro della Capitale, coinvolgendo i pazienti dei reparti. Al momento però i ricoverati dell’Umberto I risultano negativi ai test effettuati.
Da questa mattina sono stati richiamati per effettuare i test sierologici i pazienti dimessi dal San Raffaele a partire dal 1 maggio, insieme ai loro contatti stretti. Migliaia di persone coinvolte, con uno sforzo messo in capo dalle autorità sanitarie mai visto prima per garantire le analisi necessarie per il tracciamento del contagio.
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