Cinema America sotto attacco, i distributori bloccano le arene estive

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“Siamo sotto ricatto. Ci stanno costringendo ad annullare la stagione estiva de Il Cinema in Piazza. Un’iniziativa che era sopravvissuta a Virginia Raggi nel 2018, alle aggressioni fasciste nel 2019 e quest’anno anche alla pandemia”. I ragazzi del Cinema America sono preoccupati. E lanciano l’allarme: la possibilità di godere di spettacoli all’aperto, nelle arene di piazza San Cosimato a Trastevere, del Porto Turistico a Ostia, e del parco della Cervelletta potrebbe saltare. Perché, spiegano, le proiezioni sono finite mirino dei distributori.

I ragazzi del cinema America boicottati dalle case di distribuzione dei film

La lobby dei distributori e delle catene di multiplex sta bloccando le concessioni dei film per le arene estive gratuite. Il motivo, spiegano i ragazzi del Cinema America, è che “da tre anni vogliono costringerci a rendere l’evento a pagamento”.

I protagonisti di questo attacco “sono chiari e identificabili: l’ANICA, presieduta dall’ex sindaco di Roma ed ex Ministro dei Beni Culturali Francesco Rutelli, e l’ANEC, rispettivamente associazioni di categoria dei distributori e dei gestori di sale”, sottolinea Valerio Carocci, uno dei leader del gruppo.

“Di oltre 140 film richiesti alle case di distribuzione per programmare le rassegne a San Cosimato, Ostia e Cervelletta abbiamo ricevuto più di 120 risposte negative. Non ci autorizzano nemmeno i film di proprietà RAI di autori italiani. Tutti “no” ad offerte economiche pari o più alte rispetto all’usuale valore di mercato”, spiegano i ragazzi.

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Il muro opposto dalle case cinematografiche

“Siamo senza film, costretti a chiedere il vostro aiuto per combattere questa battaglia”, sottolineano i giovani del Cinema America. Il nostro evento è gratuito per chi ne fruisce, ma non per l’industria cinematografica, perché ogni estate paghiamo tra i 55.000 e gli 80.000 euro di compensi ai distributori per le proiezioni. Un esempio: per una proiezione di “Sinfonia d’autunno” di Bergman, film del 1978, abbiamo pagato 1.220 euro.

“Rivendichiamo il nostro lavoro, perché è un servizio pubblico. Proprio come sono (o dovrebbero essere) gratuiti scuole, giardini, biblioteche e musei, le nostre proiezioni in piazza sono gratis perché vogliamo contribuire allo sviluppo culturale del Paese, come indica il nono articolo della nostra Costituzione”.

“Noi non molliamo. Non spegnerete i nostri proiettori!”, è l’appello lanciato dai ragazzi.

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