Dagli scienziati riuniti per il convegno della Società italiana di pneumologia arriva l’allarme: il coronavirus lascia danni permanenti ai polmoni nel 30 per cento dei guariti. Ma non solo: per tutti coloro che hanno sviluppato il contagio resta una fase ad alto rischio per problemi al sistema respiratorio.
A rischiare di più sono i pazienti in cui il Covid-19 si è manifestato in modo più grave, e che sono dovuti ricorrere alla terapia intensiva. In quasi un guarito su tre i medici hanno riscontrato cicatrici polmonari in grado di causare fastidi respiratori cronici e irreversibili.
“Si tratta di una nuova emergenza sanitaria“, mette in guardia lo pneumologo Luca Richeldi, membro del Comitato tecnico-scientifico. Questo tipo di cicatrici che permangono nel sistema respiratorio costituiranno la nuova patologia per l’immediato futuro, avverte lo specialista. E sottolinea: “Gli ospedali dovrebbero attrezzarsi e rinforzare le Pneumologie”.
Basandosi sui dati raccolti sul campo dai medici di tutto il Paese, e raffrontandoli con le evidenze raccolte dai colleghi cinesi sui pazienti colpiti da Sars nel 2003, i medici della Società italiana di pneumologia hanno scoperto anche un secondo fattore di rischio per i guariti dal coronavirus: per sei mesi tutti coloro che hanno superato la malattia mantengono una predisposizione allo sviluppo di problemi respiratori.
“Siamo preoccupati dall’ipotesi di una seconda ondata epidemica di coronavirus”, ha dichiarato oggi il ministro della Salute Roberto Speranza, intervenendo a Sky tv. “Il Paese deve farsi trovare pronto nella sua interezza. Una riesplosione di contagi in una seconda fase dell’epidemia è temuta da tutti gli scienziati del mondo e chi ha il compito delle decisioni politiche non può sottovalutare tale eventualità. Dobbiamo farci trovare pronti: per questo abbiamo aumentato i posti in terapia intensiva del 115 per cento”.
Per prevenire un ritorno della fase acuta della pandemia in autunno, Speranza ha poi rimarcato la necessità di mappare capillarmente i contagi e la diffusione del virus sul territorio nazionale attraverso i test sierologici.
“Per prevenire una seconda ondata – ha dichiarato il ministro della Salute – è fondamentale che le persone che verranno contattate dalla Croce Rossa per i test sierologici rispondano positivamente alla chiamata. La chiamata potrà arrivare anche al cellulare. Avere questi risultati consentirà ai nostri scienziati di avere un’arma in più per la conoscenza dell’epidemia nel nostro Paese”.
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