Da qualche giorno ormai è stata avviata la cosiddetta Fase-2 e alcune attività commerciali hanno potuto ricominciare a lavorare, mentre altre attendono fiduciose il 18 maggio o i primi di giugno. Tra le tante categorie che hanno avuto l’ok per riorganizzare l’apertura delle saracinesche c’è un settore, quello dei centri scommesse, sale gioco e bingo, che sembra essere lasciato ai margini. Gli imprenditori del territorio sono consapevoli di non essere una priorità nell’agenda governativa, ma si trovano a dover fronteggiare l’emergenza alla stregua delle altre attività commerciali, con ingenti perdite e dipendenti in cassa integrazione. Inoltre, si interrogano sulla differenza di trattamento rispetto alle lotterie nazionali, come Lotto e Superenalotto, che invece sono ripartite il 4 maggio.
L’impatto del Coronavirus sul mondo del betting e del gioco d’azzardo è stato completamente diverso tra online e Retail, ovvero tra i concessionari che hanno continuato a raccogliere le scommesse sulle piattaforme web, spostando il flusso dei giocatori dallo sport al poker o alle slot machine, e chi invece basa la maggior parte dei propri guadagni sulle entrate derivanti dai punti gioco sul territorio.
«La cosa più brutta è che noi non abbiamo nessun tipo di comunicazione, neanche date approssimative, di scommesse non se ne parla navighiamo nel buio – racconta Marzia Mastrantoni titolare di un’agenzia scommesse di Fiumicino – siamo sconfortati c’è confusione. Paghiamo le tasse, diamo lavoro, meritiamo di essere trattati come tutti gli altri settori. C’è voglia di ricominciare ma c’è anche paura, ci adeguiamo alle regole sia per il bene personale che del cliente.»
Davide Ieva, titolare di un’agenzia scommesse di Ostia, fa sapere che si sta organizzando insieme ad altri colleghi del settore per creare un’Associazione a tutela degli imprenditori locali. «Paghiamo le imposte come ogni altro negoziante – ha dichiarato – chiediamo solo di riaprire in sicurezza in accordo con le istituzioni. No ai commercianti di serie A e serie B.»