Gli operatori sanitari della Asl Roma 3 tornano a chiedere con forza la fornitura dei dispositivi di protezione individuali per continuare a fare il loro lavoro.
Secondo quanto denunciano i rappresentanti della Cobas, in ambito ospedaliero e territoriale scarseggiano le mascherine con filtranti facciali ffp2 ed ffp3, ma le richieste a tutela dei dipendenti sono anche altre: la sostituzione delle divise, la sanificazione continua degli ambienti di lavoro, la fornitura di apparecchi termoscan e di termometri “No touch” per misurare la temperatura corporea a distanza. A lanciare l’allarme è anche il sindacato dei medici dirigenti: “Se le cancellazioni di ferie e riposi sono state accettate per necessità – scrive il segretario generale del Cobas Alessandro Garau – è stata sicuramente meno accettata la decisione di fornire i dispositivi di protezione dietro firma per ricevuta, in quanto non esistevano scorte in azienda”.
Intanto, il sindacato degli infermieri “Nursing up” ha diffidato la Regione e le Asl a tutelare le donne in posizione utile nelle procedure selettive, divenute frattanto madri: cioè nessuna discriminazione per le neo-mamme al momento dell’assunzione di nuovo personale.
E in questo momento così delicato per la sanità locale, si è dimesso Vitaliano De Salazar, direttore generale della Asl Roma 3, motivando la sua decisione con il “rispetto del ruolo istituzionale”. L’ex-dg, infatti, è indagato per corruzione e traffico di influenze: secondo le accuse, avrebbe favorito, in via indiretta, l’ex-consigliere regionale Michele Baldi. “Lascio un’azienda sana – ha dichiarato De Salazar – la migliore del Lazio sotto un profilo economico, con un avanzo di 500mila euro. Le vicende giudiziarie che mi vedono coinvolto – spiega nella lettera inviata ai collaboratori – hanno dei tempi necessari che per il rispetto del ruolo istituzionale ricoperto mi hanno indotto a rassegnare le dimissioni. Lo faccio con grande dolore poiché, come si evincerà dagli atti da me adottati, non ho favorito nessuno e, in altri casi, non esiste neanche l’atto amministrativo”.