La Cassazione ha deciso per un nuovo processo d’appello per tutta la famiglia di Antonio Ciontoli, principale imputato per la morte di Marco Vannini, ucciso nel maggio 2015 con un colpo di pistola mentre era a casa della sua fidanzata a Ladispoli. La Cassazione ha accolto la richiesta della Procura generale. La Corte ha pertanto annullato con rinvio le condanne dei giudici d’appello nei confronti degli imputati.
L’emozione della madre di Marco
Un applauso ha accolto la lettura del verdetto. L’aula era talmente piena che tanta gente era rimasta fuori, nell’androne, e appena saputo l’esito ha iniziato ad applaudire. È sopraffatta dall’emozione la madre di Marco Vannini, quando la Cassazione emette il verdetto che aspettava: ci sarà un nuovo processo d’appello per la morte del figlio, non è stato omicidio colposo. “Nessuno mi ridarà mio figlio, ma è giusto che qualcuno paghi per la sua morte “, ha dichiarato Marina Conte.
Le parole del procuratore generale
“Marco Vannini non è morto per un colpo di arma da fuoco, ma è morto per un ritardo di 110 minuti nei soccorsi” da parte della famiglia Ciontoli. Lo ha detto il Pg della Cassazione, Elisabetta Ceniccola, nella sua requisitoria davanti alla prima sezione penale che deve decidere se riaprire il processo per l’omicidio Vannini. Il ritardo nel chiamare i soccorsi “costituisce l’assunzione di una posizione di garanzia verso Vannini, presa da parte di Antonio Ciontoli e dai suoi familiari”, ha sottolineato il Pg.
“Ciontoli pensava solo al lavoro”
“Ciontoli ha seguito passo per passo l’agonia di Marco Vannini, pensando solo a salvare il suo posto di lavoro. La morte del ragazzo avrebbe portato via l’unico testimone di quello che è successo nell’abitazione di Ladispoli”. Lo ha sottolineato nella sua arringa il professor Franco Coppi, legale di parte civile dei familiari di Marco Vannini, chiedendo la riapertura del processo e condanne più severe per Antonio Ciontoli, sua moglie e i due figli.